Identificazione della descrizione | |
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Nome del parco | Villa Paradiso a Sargiano |
Data creazione | XVII secolo, 1932 |
Comune | Arezzo |
Regione | Toscana |
Autore/Creatore | Porcinai Pietro, architetto del giardino |
Proprietario | Proprietà Privata |
Coordinate | Sargiano |
Posizione | Latitudine: 43.430215 |
Longitudine: 11.856169 | |
Fonte | Coccioli, Giancarlo, 2013 |
"Il nucleo originale risalente al XVII secolo consisteva in una casa padronale e "da lavoratore" con torre colombaia appartenuta ai Tommasi da Cortona. Nel 1712 venne acquisita dai Golfi per passare poi nel 1807 ai Riccomanni ed essere acquistata nel 1867 da Adalindo Tanganelli, dottore in legge e sindaco di Arezzo dal 1872 al 1874 e dal 1878 al 1881. Negli anni trenta del Novecento su progetto dell'architetto Remo Magrini la villa venne ricostruita ex novo dal nipote Federico Tanganelli (1884-1954), oculista aretino e grande appassionato di giardini tanto che fu nominato dal Comune di Arezzo ispettore onorario del verde cittadino. Il risultato è un complesso, che si ispira alle fattorie granducali della Valdichiana (G. Carapelli, M. Donati) in stile neocinquecentesco non scevro da elementi eclettici, formato da due corpi di fabbrica simmetrici raccordati da una loggia con andamento lievemente obliquo per assecondare il terreno La sistemazione del giardino venne affidato nel 1932 al giovane ventunenne Pietro Porcinai, che presto si affermerà come uno dei maggiori architetti paesaggisti italiani del Novecento. I lavori del giardino si protraggono fino al 1943 ma nel 1945 la villa verrà gravemente danneggiata durante il conflitto mondiale. Federico Tanganelli per ripristinare il giardino chiamerà nuovamente Porcinai che, malgrado un budget limitato e grazie ad alcune modifiche, riuscirà in breve tempo a riportare al massimo splendore questo parco che nasce dall'unione della grande passione botanica del committente alla creatività di un grande architetto di giardini."
"Il fascino della villa - oltre che nella straordinaria posizione che affaccia sulla valle di Arezzo - è nel giardino di cinque ettari nato nel 1932 dal felice connubio di un appassionato botanico, l'oculista Federico Tanganelli, e di un giovane paesaggista, Pietro Porcinai allora ventunenne. Una scenografica scala a esedra con quinte arboree geometriche, i caratteristici lecci potati a cono rovescio, lo spettacolare teatro di verzura che ricorda Gamberaia, ne sono le principali caratteristiche. Si possono inoltre ammirare un boschetto di querce e lecci con arbusti di viburno, un frutteto e un "selvatico"."
"La villa, ubicata nei pressi del convento di Sargiano a circa 7 chilometri a sud di Arezzo lungo la via Romana, sorge su una "terrazza sospesa" che domina il panorama della piana di Arezzo. L'edificio è composto da due corpi simmetrici a esedra raccordati da un basso portico centrale realizzati da Remo Magrini negli anni '30 del '900 su preesistenze. La villa è contornata da uno spettacolare giardino di circa 5 ettari, capolavoro di Pietro Porcinai delimitato da un doppio filare di cipressi. Il lungo viale d'accesso anch'esso bordato di cipressi giunge davanti allo scenografico scalone a esedra e si biforca tra le quinte geometriche di lecci. Il prato antistante la villa bordato di siepi accoglie oltre a una vasca e a una statua quattro grandi lecci potati a cono rovescio. Sul fianco destro della villa è lo spettacolare teatro di verzura che ricorda Gamberaia. Dietro la villa è un ampio prato bordato da oleandri alternati a cipressi anch'essi potati a cono rovescio e a destra un boschetto di querce e lecci con arbusti di viburno che nasconde una vasca romantica. Oltre il prato è il frutteto dove sono coltivati meli, pruni e noci protetto verso valle da un "selvatico" mentre a destra si accede al campo da tennis."
Definizione : Giardino
Tipologia : informale
Misura : ca. 5ha
Visitabile : dato non disponibile
G. Goretti in Ville del territorio aretino, Milano 1998, pp. 27 e 28, G. Carapelli, M. Donati, Pietro Porcinai e l'arte del paesaggio. Gli esordi e i lavori nella provincia aretina, Firenze 2005, pp. 23-31.